Dopo le recenti modifiche al raggio d’azione dell’IVA Reverse charge di cui abbiamo ampiamente parlato in passato sul nostro magazine, andiamo adesso a vedere più in generale l’inversione contabile (o reverse change) come funziona.
Quella che proveremo oggi a fornirvi sul nostro magazine è una sorta di guida sull’inversione contabile. Con essa intendiamo spiegarvi cos’è, come funziona, quindi quali sono i suoi meccanismi e in quali casi si applica allargando lo sguardo sui campi e i raggi d’azione per la quale essa si applica.
Una manovra quella del 2015 che ha riguardato principalmente il settore dell’edilizia, ma in generale ha rafforzato l’intero meccanismo del reverse charge: meccanismo introdotto anche nel nostro Paese per ridurre il tasso di evasione fiscale, molto alto peraltro nel nostro Stato.
L’IVA, l’imposta sul valore aggiunto è infatti una delle imposte più evase in Europa, soprattutto nel nostro Paese. Negli ultimi anni l’Italia si è attestata sempre come fanalino di coda del continente: in particolar modo, in un rapporto del 2015 in Italia si sarebbero evasi circa 47,5 miliardi di euro (il valore più alto appunto tra i paesi europei).
Funzionamento dell’inversione contabile
Per capire bene il funzionamento dell’inversione contabile possiamo prendere in primis come riferimento la normativa che riguarda questo meccanismo. In Italia si fa riferimento al c.d. Decreto IVA (D.P.R. 633/1972) e alle successive modifiche in merito all’IVA reverse charge.
Come detto la normativa è stata più volte negli anni ritoccata, nel mese di Dicembre 2014 erano arrivate le prime grandi novità fino appunto alla già citata modifca apportata con la legge di Stabilità 2015.
Cos’è quindi l’inversione contabile? Il meccanismo di inversione contabile solleva il venditore di un bene o il prestatore di un servizio dagli obblighi relativi all’IVA facendo così spostare il carico IVA ai danni del soggetto che acquista (considerato fiscalmente affidabile).
Con ciò si risolve in parte il problema di evasione fiscale: chi vende un bene o presta il proprio servizio non deve specificare in fattura l’IVA, ma al contraio l’imposta viene versata al fisco dall’acquirente che matura così il diritto alla detrazione. In parole povere è il cliente a farsi carico e a pagare l’iva e non il fornitore.
Il meccanismo di inversione contabile
Ecco nel dettaglio il procedimento di inversione contabile che stiamo presentando.
Per capire il meccanismo di reverse charge, va innanzitutto spiegato il normale procedimento con la quale si versa l’IVA all’erario. Ipotizziamo una vendita tra due aziende.
L’azienda che vende normalmente emette una fattura con IVA. L’acquirente versa l’importo (comprensivo di IVA) al venditore e quest’ultimo è tenuto a versare allo Stato l’IVA. Il soggetto che acquista può invece portare l’IVA pagata e versata al fornitore, in detrazione.
Quando si applica il reverse charge avviene invece l’esatto contrario: ciò è possibile con l’emissione di una c.d. autofattura.
Nel caso infatti di inversione contabile chi vende emette una fattura senza addebitare l’IVA (come si è soliti fare, come spiegato poco sopra).
Chi acquista in questo caso integrerà la fattura ricevuta con l’aliquota di riferimento per l’operazione fatturata. Inoltre annoterà sia nel registro acquisti che nel registro vendite l’operazione.
In questo modo, chi acquista si ritroverà a registrare due voci che evidenziano il pagamento dell’IVA sia in dare che in avere, andando così a neutralizzare il tutto.
Quando si applica? Campi d’azione del reverse charge
Come detto nella premessa, l’inversione contabile si applica maggiormente nel nostro paese in materia di edilizia. Essa è sorta principalmente per gli scambi comunitari e si applica comunque in diversi ambiti.
Il reverse charge o inversione contabile secondo i commi 5 e 6 dell’articolo 17 c.d. decreto IVA di cui prima accennavamo, individua gli ambiti di applicazione di questo meccansimo in:
- cessioni imponibili di oro da investimento e di materiale d’oro;
- cessioni di prodotti semilavorati o di purezza pari o superiori a 325 millesimi;
- alle cessioni di materiali e prodotti lapidei, direttamente provenienti da cave e miniere;
- alle prestazioni di servizi, compresa la prestazione di manodopera, rese nel settore edile. Riguardanti l’attività di costruzione o ristrutturazione di immobili. A tali prestazioni si rifersicono alcune restrizioni normative che trovate più specificatamente elencate nel articolo sull’ iva reverse charge edilizia;
- alle cessioni di laptop e dei loro componenti ed accessori;
Il procedimento di inversione contabile è abbastanza intuibile e ridurrà sicuramente il tasso di evasione fiscale nel nostro Paese, riuscendo così finalmente a ridurre quanto grava sui contribuenti onesti che negli anni subiscono gli oneri dei miliardi di euro evasi dai disonesti.